Il blog di Michele Perucci

"Su scolte alle torri guardie armate
attente in silenzio vigilate"
(antico inno comunale di Assisi)

venerdì 30 settembre 2011

ZORZO: Chiesa. Le questioni cattoliche

La "cosa bianca" prefigurata da Bagnasco è altro e ben di peggio rispetto vecchia DC, che traeva forza e laicità d'azione dalla sua rivendicata  ispirazione cristiana. Quest'altra si configura come una cosina in definitiva assai clericale e priva di respiro, e politico e culturale. Quindici anni di ruinismo qui ci hanno portato, al disastro antropologico ed ecclesiale. E non pare sufficiente ad uscirne l'alto (checché ne dica Umberto Eco)  ma cattedratico magistero teologico di Benedetto [NDR]

 Articolo di Giorgio Benigni da GAZEBOS! 
 

I discorsi pronunciati da Papa Ratzinger nel suo recente viaggio in Germania come la prolusione del Cardinale Bagnasco per il consueto appuntamento della Cei, pur nel diverso stile e nei diversi accenti sono segni di un nuovo sentimento che soffia dalle parti delle gerarchie e che tuttavia si fa fatica a definire. Siamo lontani dal compiacimento con cui, il cardinal Ruini osservava i frutti della sua azione politica e pastorale nella produzione di leggi ottemperanti alla dottrina bioetica, ad esempio la Legge 40, oppure osservava il gran numero di fedeli, da lui convocati, accorsi a piazza san Giovanni per il family day, contro i Dico della Bindi e di Romano Prodi. Ma siamo anche lontani dai toni perentori e trionfalistici con cui Giovanni Paolo II promuoveva il suo pontificato con innumerevoli eventi di massa, non ultima l’invenzione delle GMG. Sia la Santa Sede, che la Conferenza Episcopale Italiana hanno abbandonato qualsiasi forma di trionfalismo.
La crisi, come crisi di fiducia, di autostima, come crisi di futuro è penetrata anche dentro le coscienze degli ecclesiastici. Emblematica l’affermazione del Papa, pronunciata davanti al Consiglio del comitato centrale dei cattolici tedeschi: “la vera crisi della Chiesa nel mondo occidentale è una crisi di fede”.Le porte a Cristo non solo non sembrano essere state spalancate come aveva auspicato, all’inizio del suo pontificato, Giovanni Paolo II. Ma sembrano ora richiudersi. L’”Italia adulta” del 2005 che aveva in maggioranza seguito con l’astensione al referendum, l’indicazione di Ruini, oggi è diventata “l’Italia insicura” della prolusione di Bagnasco. Cosa è cambiato?

Da una parte è senz’altro un fatto che la crisi economica dell’occidente, come la questione della pedofilia abbiano in qualche modo minato alcune certezze, etiche ed economiche, da parte delle gerarchie. Solo che la crisi sembra aver sorpreso le classi dirigenti della Chiesa tanto quanto tutte le altre classi dirigenti dell’occidente. In questo non sembra davvero esserci alcuna differenza. D’altra parte, se restiamo in Italia, sorprende il dato di massima continuità nella politica: Berlusconi allora come ora, ma anche nella Chiesa, la presidenza di Bagnasco è pienamente nel solco strategico di quella di Ruini.

Il discorso del 26 settembre non cambia la strategia ma, per quanto riguarda i mezzi, rompe un tabù: quello dell’unità in politica dei cattolici che non è ancora l’unità politica dei cattolici ma qualcosa che pretende assomigliargli. La Cei di Ruini era formalmente bipolarista, divisi negli schieramenti uniti sui valori, ma sostanzialmente berlusconiana. Ora, la crisi del berlusconismo sollecita la costruzione/definizione di un nuovo quadro politico, di qui l’invocazione del cardinale Bagnasco: “sembra stagliarsi all’orizzonte la possibilità di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica, che coniugando strettamente l’etica sociale con l’etica della vita – sia promettente grembo di futuro, senza nostalgie né ingenue illusioni”.

Ogni parola di questo passaggio meriterebbe un’analisi a parte. L’invocazione è tanto suggestiva quanto vaga. Quello che si può evincere con sufficiente chiarezza è che non si vuole rifare la DC, ma mettere insieme un soggetto che coniughi in modo inscindibile questione sociale e questione antropologica.

E proprio qui sta il nodo. La Dc era un partito d’ispirazione cristiana. Qui non c’è nessuna enunciazione all’idea dell’ispirazione cristiana perché il solo pronunciarla farebbe intendere un soggetto improntato all’autonomia dei laici cristiani. Invece il “soggetto culturale e sociale” del XXI secolo possiede la sua legittimità e forza non nel rapporto con il popolo ma nel rapporto stretto con le gerarchie. Un soggetto con un fortissimo vincolo di mandato: quello di coniugare in politica e nell’ordinamento legislativo i “principi non negoziabili” espressi dal magistero.
E’ bene chiarire la differenza profonda e sostanziale tra questa idea di unità e quella che ha fatto da levatrice all’esperienza della DC. Il senso dell’unità politica dei cattolici nel disegno di Montini e di De Gasperi era, insieme, quello di democratizzare l’Italia e quello di educare alla democrazia la Chiesa nella fiducia che la democrazia fosse il sistema migliore per far fiorire la parola di Dio.

Ora questa fiducia sembra essere venuta meno e con essa la fiducia nell’azione dei laici. Il modello maturato negli ultimi 20 anni nelle gerarchie della Chiesa italiana non è fondato sull’autonomia ma sull’obbedienza. Non sull’ispirazione ma sulla dettatura. A noi pare difficile che la questione posta e non risolta dal Papa, quella della “crisi di fede della Chiesa in occidente”, ma anche “il senso di insicurezza” cui faceva riferimento Bagnasco all’inizio del suo intervento, possano trovare risposta in una pastorale posticcia e vincolante dei valori non negoziabili.

giovedì 29 settembre 2011

29 settembre

La fede popola la mia solitudine con il suo sordo mormorio di vita invisibile. 
Nicolàs Gòmez Dàvila


Mi-ka-El
"Chi come Dio?"