Il blog di Michele Perucci

"Su scolte alle torri guardie armate
attente in silenzio vigilate"
(antico inno comunale di Assisi)

martedì 25 giugno 2013

Le case vuote

Un grande Pietrangelo Buttafuoco, sul Foglio del 15 giugno. Parole di verità, parole in profondità. 

"Il mondo di ieri è come il silenzio che viene incontro quando si entra in una casa svuotata ormai e fatta ricordo dal destino quando il destino, appunto, porta altrove, in un viaggio che dalla Guinea finisca poi in California magari, come per Diamond, o come nel dover andare via di tutti perché ogni ieri scivola nella botola della matematica e i conti tornano solo con la moltiplicazione degli oggi. E sono ingressi impegnativi quelli nelle case fatte vuote. Ci sono porte da forzare e quel ritornare dove c’era stata, la vita, non è mai un giro a ritroso nel tempo. Piuttosto è una sovrapposizione dei piani – quello di ieri e di oggi – perché i fantasmi dei mobili innevati dalla polvere di anni e anni di addio, travolgono con un frastuono di voci. Fossero pure solo foglie colte nello scricchiolio dei nostri passi.


Sono rumori scoppiettanti di energia al cui confronto, noi – esploratori dell’oggi – impallidiamo senza aver pietà del disinganno, anzi, riconoscendoci in uno specchio per via delle spallucce ingobbite e degli occhiali sporchi di abitudine. L’oggi ci abitua e non sappiamo fare il salto – il bungee jumping, con le caviglie salde alle corde del mondo – verso i più oscuri tubi del passato senza ritornarne turbati, edificati e pratici almeno di un insegnamento: in principio tutti vivevamo in una condizione di selvaggia e rapace provvisorietà, attorno a un albero. Nessuno però può pensare di piantare la tenda ai piedi di un albero morto.

Il mondo di ieri è l’archetipo e siccome, come dice Hölderlin, l’uomo quando sogna è un dio, quando pensa è un mendicante, quando qualcosa resta appiccicato negli occhi, allora, è come la pasta madre che rinfresca il ceppo originario. Ho visto preparare il ferro da stiro con la carbonella, ho solo cinquant’anni ma m’è rimasto tutto dell’età che fu da sembrare più che un secolo, un millennio tanto il mondo di ieri è tutto “una vita fa” […] E quindi scrivo in fretta acchiappando gli ultimi istanti di vita che, si sa, sono solo i ricordi. Ma il mondo di ieri non è ricordo, è il lievito. Sano, solido e vivificante."

lunedì 17 giugno 2013

Risparmiatori



Stupenda pagina di Vangelo, contro gli ipocriti sacrestanucci che siamo, risparmiatori meschini di unguenti e di baci. Il troppo amore salva, sempre; gesti e passioni risicate, un tanto al chilo, ci possono perdere, quasi senza che ce ne accorgiamo.





Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; 38stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 39Vedendo questo , il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: "Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!". 
40Gesù allora gli disse: "Simone, ho da dirti qualcosa". Ed egli rispose: "Di' pure, maestro". 41"Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. 42Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?". 43Simone rispose: "Suppongo sia colui al quale ha condonato di più". Gli disse Gesù: "Hai giudicato bene". 44E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi.46Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo . 47Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco". 48Poi disse a lei: "I tuoi peccati sono perdonati". 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: "Chi è costui che perdona anche i peccati?". 50Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; va' in pace!"
(Luca 7,36-50)

mercoledì 12 giugno 2013

Roma capta, con distaccato sollievo

  Alemanno ha perso, di brutto. Come ha detto Adriano Sofri “si può discutere se noi abbiamo vinto, e soprattutto chi siamo noi. Però chi sono loro è chiaro, e loro hanno perso”.
  Ciò premesso, il primo dato è naturalmente l’astensionismo cosmico che ha caratterizzato la tornata, a Roma in maniera vieppiù accentuata. Cosmico per le dimensioni, e per il voluto rimando al pessimismo leopardiano del corpo elettorale: una domanda chiarissima di cambiamento, di riforme strutturali del sistema politico, ormai palesemente inadeguato e insufficiente. A mo’ di cartina di tornasole, il flop dei candidati a Cinque Stelle ribadisce come Grillo sia la domanda, non certo la risposta, Renzi dixit.
  A proposito: Bersani si produce subito nello schema dell’eterno ritorno alle primarie di novembre, D’Alema commenta in Tv, Epifani epifània e Fassina lascia la ribalta a Orfini, vero apprendista stregone dell’autonomia del politico made in Gallipoli. Al  governo danzano i giovini già democristiani, e tutti aspettiamo novembre, o dicembre, o gennaio…
  A Roma è stato eletto dai militanti – e dintorni – il candidato di Bettini, sempiterno deus ex machina delle sorti piddine. Il sistema Roma si è nuovamente giovato del contributo di Sel, cointeressata alleanza che ad alcuni fa straparlare di modello politico per il paese, quando invece trattasi di sperimentato ingranaggio localistico – chiedere in Regione, dove il vero sindaco Zingaretti fu dirottato in fretta e furia in un pomeriggio, a coprir le vergogne.  Nessun nemico a sinistra, off course: sfanculato Sandro Medici col suo due per cento, residuo fortilizio della sinistra sociale di pura testimonianza.
  De minima non curamur: Marchini torna ai suoi Circoli, e Venditti se la poteva sparambià.
Papa Francesco lavora lavora, e lavora bene.

  Ma l’intero blocco sociale della sinistra democratica della città – lavoratori dipendenti, borghesia illuminata (!), insegnanti e piccoli artigiani – non è andato a votare, non ha accettato il volenteroso Marino quale surrogato di una leadership tuttora vacante. C’è bisogno di tornare a pensare politicamente, mentre il Comune e i Municipi, liberati dagli uomini delle nevi, sicuramente daranno prova di buona amministrazione e di una rinnovata, giovane classe dirigente: ma non ci deve bastare, in questo paese c’è più fame e sete di grande politica che della stessa detassazione dell’Imu o dell’Iva. Proviamoci.

martedì 28 maggio 2013

Pregi...e qualche limite. Viva la Repubblica Romana!

Non ce l’abbiamo fatta, la Repubblica Romana non è entrata in consiglio comunale. Solo sfiorata la soglia del 3%.
Sandro è stato generoso, capace e portatore di uno stile totalmente altro rispetto al marasma di candidati che lo circondavano, con ben altri mezzi. Poteva essere il Pisapia di Roma: ma allora si sarebbe dovuta usare più strategia (tipo “sparigliare le primarie”) e muoversi con tempi diversi.

La comunicazione nel suo complesso (non solo web) andava preparata meglio, al di là di intuizioni che son state le uniche a movimentare le grigie timeline di queste settimane.


Ma il progetto rimane valido: fare sintesi delle mille esperienze dei quartieri, dare voce a chi voce non ha, ridare alla sinistra romana quell’anima e quella consapevolezza sociale che ha smarrito per strada. Con creatività, simpatia e intelligenza, senza cupezze paleoleniniste, con un pizzico d’orgoglio e la assoluta novità – a sinistra – di impegnarsi divertendosi insieme. 


Sullo sfondo, un governo controverso, praticamente un Monti-bis che esce perfino rafforzato dal voto; personalmente, a me interessa poco agitare la bandiera grillina dell’inciucio, mi preme piuttosto (ri)costruire a Roma una presenza sociale che sappia parlare ai giovani, ai precari, ai volontari, a quanti non hanno vissuto le infinite divisioni della sinistra (prei)storica ma che hanno guardato a Sandro Medici come ad un’inattesa occasione di speranza.


“Siamo stati l'unica ipotesi di sinistra, anti-capitalista e indipendente in queste elezioni. 26.825 persone sono tantissime e hanno detto che ci stanno non ci tiriamo indietro adesso. Dove la gente ci conosce ci ha dato fiducia, ora dobbiamo lavorare ovunque per farci conoscere. La nostra corsa non è contro altri partiti, questo è il paese dove la gente vota ancora Berlusconi perché non dovrebbe votare SEL o Marino? lo sapevamo. noi dobbiamo parlare a quel 48% che è la vera maggioranza” (Davide Massatani, che è lazziale ma vabbé...) 

mercoledì 8 maggio 2013

Matteo Renzi e Sandro Medici

Ho creduto che Renzi potesse dare una scossa alla burocratia del Pd e ho dato un po' del mio impegno, a novembre scorso, perché il suo tentativo alle primarie riuscisse: per il Pd e per il paese. Il corpaccione degli elettori di quel partito non la pensava così, e ha scelto l'usato sicuro proposto da Bersani.

Sappiamo com'è andata; ma nel frattempo le cose vanno a un ritmo accellerato, le dinamiche politiche non rispettano più tempi e liturgie : e Renzi, a parer mio, ha perso quel treno, ed oggi rischia di essere lanciato in forzature "turche" (secondo logiche francamente proprie della più classica doppiezza togliattiana, altro che novità!).

 Per l'intanto, a Roma preferisco ripartire da chi mostra una marcata sensibilità al grande tema scomparso di questi grigi anni di autonomia del politico: ripartire dal sociale, questo fantasma che si aggira per l'Europa. Sandro Medici con la sua Repubblica Romana è un seme piantato in questo campo abbandonato dai più.

Per Sandro Medici Sindaco 2013

Ciò non toglie ch'io continui a riconoscere a Matteo Renzi il coraggio mostrato nella cavalcata delle primarie, la stima per aver gettato - quando era più difficile - il sasso nello stagno, la sua ispirazione di credente rispettoso della laicità, come ben descritto da questa riflessione del mio amico Giorgio Benigni.