Il blog di Michele Perucci

"Su scolte alle torri guardie armate
attente in silenzio vigilate"
(antico inno comunale di Assisi)

mercoledì 12 giugno 2013

Roma capta, con distaccato sollievo

  Alemanno ha perso, di brutto. Come ha detto Adriano Sofri “si può discutere se noi abbiamo vinto, e soprattutto chi siamo noi. Però chi sono loro è chiaro, e loro hanno perso”.
  Ciò premesso, il primo dato è naturalmente l’astensionismo cosmico che ha caratterizzato la tornata, a Roma in maniera vieppiù accentuata. Cosmico per le dimensioni, e per il voluto rimando al pessimismo leopardiano del corpo elettorale: una domanda chiarissima di cambiamento, di riforme strutturali del sistema politico, ormai palesemente inadeguato e insufficiente. A mo’ di cartina di tornasole, il flop dei candidati a Cinque Stelle ribadisce come Grillo sia la domanda, non certo la risposta, Renzi dixit.
  A proposito: Bersani si produce subito nello schema dell’eterno ritorno alle primarie di novembre, D’Alema commenta in Tv, Epifani epifània e Fassina lascia la ribalta a Orfini, vero apprendista stregone dell’autonomia del politico made in Gallipoli. Al  governo danzano i giovini già democristiani, e tutti aspettiamo novembre, o dicembre, o gennaio…
  A Roma è stato eletto dai militanti – e dintorni – il candidato di Bettini, sempiterno deus ex machina delle sorti piddine. Il sistema Roma si è nuovamente giovato del contributo di Sel, cointeressata alleanza che ad alcuni fa straparlare di modello politico per il paese, quando invece trattasi di sperimentato ingranaggio localistico – chiedere in Regione, dove il vero sindaco Zingaretti fu dirottato in fretta e furia in un pomeriggio, a coprir le vergogne.  Nessun nemico a sinistra, off course: sfanculato Sandro Medici col suo due per cento, residuo fortilizio della sinistra sociale di pura testimonianza.
  De minima non curamur: Marchini torna ai suoi Circoli, e Venditti se la poteva sparambià.
Papa Francesco lavora lavora, e lavora bene.

  Ma l’intero blocco sociale della sinistra democratica della città – lavoratori dipendenti, borghesia illuminata (!), insegnanti e piccoli artigiani – non è andato a votare, non ha accettato il volenteroso Marino quale surrogato di una leadership tuttora vacante. C’è bisogno di tornare a pensare politicamente, mentre il Comune e i Municipi, liberati dagli uomini delle nevi, sicuramente daranno prova di buona amministrazione e di una rinnovata, giovane classe dirigente: ma non ci deve bastare, in questo paese c’è più fame e sete di grande politica che della stessa detassazione dell’Imu o dell’Iva. Proviamoci.

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