Alemanno ha perso, di brutto. Come ha detto Adriano Sofri
“si può discutere se noi abbiamo vinto, e soprattutto chi siamo noi. Però chi
sono loro è chiaro, e loro hanno perso”.
Ciò premesso, il primo dato è naturalmente l’astensionismo
cosmico che ha caratterizzato la tornata, a Roma in maniera vieppiù accentuata.
Cosmico per le dimensioni, e per il voluto rimando al pessimismo leopardiano
del corpo elettorale: una domanda chiarissima di cambiamento, di riforme
strutturali del sistema politico, ormai palesemente inadeguato e insufficiente.
A mo’ di cartina di tornasole, il flop dei candidati a Cinque Stelle ribadisce
come Grillo sia la domanda, non certo la risposta, Renzi dixit.
A proposito: Bersani si produce subito nello schema
dell’eterno ritorno alle primarie di novembre, D’Alema commenta in Tv, Epifani
epifània e Fassina lascia la ribalta a Orfini, vero apprendista stregone
dell’autonomia del politico made in Gallipoli. Al governo danzano i
giovini già democristiani, e tutti aspettiamo novembre, o dicembre, o gennaio…
A Roma è stato eletto dai militanti – e dintorni – il
candidato di Bettini, sempiterno deus ex machina delle sorti piddine. Il
sistema Roma si è nuovamente giovato del contributo di Sel, cointeressata
alleanza che ad alcuni fa straparlare di modello politico per il paese, quando
invece trattasi di sperimentato ingranaggio localistico – chiedere in Regione,
dove il vero sindaco Zingaretti fu dirottato in fretta e furia in un
pomeriggio, a coprir le vergogne. Nessun nemico a sinistra, off course:
sfanculato Sandro Medici col suo due per cento, residuo fortilizio della
sinistra sociale di pura testimonianza.
De minima non curamur: Marchini torna ai suoi Circoli, e
Venditti se la poteva sparambià.
Papa Francesco lavora lavora, e lavora bene.
Ma l’intero blocco sociale della sinistra democratica della
città – lavoratori dipendenti, borghesia illuminata (!), insegnanti e piccoli
artigiani – non è andato a votare, non ha accettato il volenteroso Marino quale
surrogato di una leadership tuttora vacante. C’è bisogno di tornare a pensare
politicamente, mentre il Comune e i Municipi, liberati dagli uomini delle nevi,
sicuramente daranno prova di buona amministrazione e di una rinnovata, giovane
classe dirigente: ma non ci deve bastare, in questo paese c’è più fame e sete
di grande politica che della stessa detassazione dell’Imu o dell’Iva.
Proviamoci.
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