Bene le primarie, quelle del 25 novembre più di queste di San Silvestro: comunque gli elettori (almeno, una buona parte..) hanno avuto la possibilità di scegliere e innovare (tante donne!) , e quella tra Renzi e Bersani è stata la prima autentica competizione per la leadership nella storia dell'Italia repubblicana.
Il seme gettato dal Sindaco di Firenze - e prima ancora, è bene rammentarlo, dal bypassato referendum per l'abolizione del Porcellum (chi si ricorda quel milione e 200mila firme?) - ha portato molto frutto, consentendo un rinnovamento del quadro politico e una prospettiva di lotta politica ai nativi democrats del PD. In questo, ohibò, D'Alema aveva visto bene quando prefigurava una seria battaglia politica nel PD. NEL PD, è questo il punto: al netto delle nostalgie piccine picciò, e delle fughe in avanti dei soliti trasformisti (mentre Monti sempre più s'incurva a novo Giulio).
Il lavorista Fassina ieri ha sbancato nella Roma del pubblico impiego, seguito da altri giovani turchi e dai tromboni dalemiani: più che la stessa agenda economica, è la concezione del partito-casa che è lontana anni luce da quella ad esempio di un Bobo Giachetti, la cui dirittura morale e la ferrea interdipendenza tra pensiero e azione hanno avuto il meritato riconoscimento. Sia pure col successo di Lorenza Bonaccorsi, tuttavia la Roma "renziana" è ancora da costruire: in partibus infidelium, è intanto importante si siano piantate solide bandiere, non scipite banderuole.
Intanto è definitivamente svanita la vecchia prospettiva degli ex-PPI, e la Bindi paracadutata in Calabria non sarà che un prolungamento d'agonia.
Per chi ha filo da tessere, c'è da impegnarsi e lavorare.