Non ce l’abbiamo fatta, la Repubblica Romana non è entrata in consiglio comunale. Solo sfiorata la soglia del 3%.
Sandro è stato generoso, capace e portatore di
uno stile totalmente altro rispetto al marasma di candidati che lo
circondavano, con ben altri mezzi. Poteva essere il Pisapia di Roma: ma allora
si sarebbe dovuta usare più strategia (tipo “sparigliare le primarie”) e
muoversi con tempi diversi.
La comunicazione nel suo complesso (non solo
web) andava preparata meglio, al di là di intuizioni che son state le uniche a
movimentare le grigie timeline di queste settimane.
Ma il progetto rimane valido: fare sintesi
delle mille esperienze dei quartieri, dare voce a chi voce non ha, ridare alla
sinistra romana quell’anima e quella consapevolezza sociale che ha smarrito per
strada. Con creatività, simpatia e intelligenza, senza cupezze paleoleniniste,
con un pizzico d’orgoglio e la assoluta novità – a sinistra – di impegnarsi
divertendosi insieme.
Sullo sfondo, un governo controverso, praticamente
un Monti-bis che esce perfino rafforzato dal voto; personalmente, a me
interessa poco agitare la bandiera grillina dell’inciucio, mi preme piuttosto
(ri)costruire a Roma una presenza sociale che sappia parlare ai giovani, ai precari, ai
volontari, a quanti non hanno vissuto le infinite divisioni della sinistra (prei)storica
ma che hanno guardato a Sandro Medici come ad un’inattesa occasione di speranza.
“Siamo stati l'unica ipotesi di
sinistra, anti-capitalista e indipendente in queste elezioni. 26.825 persone
sono tantissime e hanno detto che ci stanno non ci tiriamo indietro adesso. Dove
la gente ci conosce ci ha dato fiducia, ora dobbiamo lavorare ovunque per farci
conoscere. La nostra corsa non è contro altri partiti, questo è il paese dove
la gente vota ancora Berlusconi perché non dovrebbe votare SEL o Marino? lo
sapevamo. noi dobbiamo parlare a quel 48% che è la vera maggioranza” (Davide Massatani, che è lazziale ma vabbé...)