Paolo Rodari prende atto giustamente di una “scelta
spirituale” che Càrron – e soprattutto i crudi fatti – stanno imponendo alla CL politicista,
modello Lombardia.
L’Elefantino recrimina, rimpiangendo i più ruiniani movimenti
da battaglia, quelli che più che presenza, sfondamento, come certi centravanti d’antan.
Quel che non convince, nella riflessione di Rodari, è l’individuazione per il futuro della Chiesa di
una “uscita di sicurezza” nel modello pentecostale: il Rinnovamento dello
Spirito, movimento cattolico ricalcato
sui pluridecennali successi dei protestanti latinoamericani , non è portatore di quella
novità che possa collocarsi nel solco ratzingeriano. Il quale auspica sì un
autentico rinnovamento spirituale della Chiesa universale, ma entro le ben
salde colonne di una dialettica tra fede e ragione, che vede nella Grazia
agostiniana un afflato di Dono non facilmente affiancabile agli entusiasmi da stadio alla padre Marcelo.
Non vi sono
scorciatoie, sul crinale affilato da cui assistiamo all’impari scommessa di
Benedetto. Insieme a Woityla è ormai terminata
la lunga stagione di tutti i Movimenti,
al di là delle stesse simpatie di Papa Ratzinger per questo o quell’altro
carisma.
E’ il tempo del rischio e della strada, del Resto d’Israele -
la Chiesa universale – che nel già e non ancora della storia cerca umilmente di
annunciare al cuore e alla ragione degli uomini un Dio vilipeso e massacrato, un
Dio risorto e Vivente nell’Eterno.
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