Il blog di Michele Perucci

"Su scolte alle torri guardie armate
attente in silenzio vigilate"
(antico inno comunale di Assisi)

giovedì 8 novembre 2012

La Chiesa silenziosa dell'orso Benedetto



Una Chiesa defilata e un po’ dimessa?( cfr. Massimo Franco,C’era una volta un Vaticano). Rinnovamento spirituale, filo unico conciliarista, strategia minimalista e insieme di grande respiro, con la nuova enciclica e l’Anno della fede: la mission impossible di Benedetto XVI, nella pienezza del suo pontificato.
 Papa Ratzinger è andato oltre lospariglio ermeneutico sulla lettura del Concilio, egli vuole indicare Dio agli uomini  di questo tempo– in ciò  vede una  consonanza anche con l’ Islam, di cui pure ha evidenziato già a  Ratisbona la virulenta tendenza egemonica.  Per farlo accetta penitenziale anche una certa diminutio, e umilmente paga lo scotto tardivo della piaga pedofila dei preti . Dives in misericordia è l’enciclica di Woytila a lui più conforme, non certo le trionfali antropologie dellaVeritatis Splendor o le suggestioni sociali della Centesimus Annus.
Rimane fondamentale il ruolo del papato in questa fase, sola voce nel mondo che può ad esempio arrischiarsi a parlare – credibilmente - in Libano o  – come egli certo desidera - nella Siria martoriata. Affrettarsi lentamente il suo motto, l’orso teutonico di San Bruno il suo avatar, insieme affabile, solido e combattivo alla bisogna (do you know Baloo, fratellini e sorelline?). Il Sinodo in corso – sulla Fede! - è un passo decisivo, in bilico tra una collegialità un po’ inconcludente e l’opportuno consiglio dei più saggi per il Pontefice teoforo.
All’intorno, la desertificazione appare assai avanzata: ma l’ottimismo gaudioso di Roncalli corre sotto la pellaccia del plantigrado tedesco, a dispetto dei Santi e dei barbogi da gazzetta. Matrimoni gay, donne sacerdote, democrazia collegiale…Non sembra tanto questo il focus, per il piccolo gregge sognato da Joseph l’aspirazione è Altra: quando Cristo tornerà, troverà la fede sulla terra?

Benedetto ci prova, con i suoi ritmi e i suoi limiti – nel mentre, ad esempio, il Corpo Mistico è frantumato da quei Movimenti (dall’Opera a Cl, dai Neocatecumenali al Rinnovamento, passando per i Focolarini e Sant’Egidio) su cui per primo  il  Papa Polacco aveva puntato: sbagliarono entrambi, col senno – e le controtestimonianze - di poi.  E le parrocchie semivuote– dove ci sono, nell’Europa perplessa e eradicata- vivono lo scisma sotterraneo dei più,
mentre le moltitudini dei Papa Boys non sono che un lontano ricordo (a quando un bilancio coraggioso di quel lungo e forse  un po’ sterile pontificato?) . 
Nel mondo globalizzato, il martirio è ormai possibilità concreta per i cristiani, mal tollerati e perseguitati nel lontano e medio Oriente come nelle terre africane, un tempo arate dal vangelo dei bravi comboniani; nel Sudamerica si moltiplicano le sette del protestantesimo più hard, e si perde la memoria stessa delle Mission dei Gesuiti (ormai desaparecidos ovunque, buon ultimo il venerato Carlo Maria).
Di fronte a un simile strazio e a una tale titanica disfida, minutaglia appaiono le riduzioni politiciste alla Ruini, tutte ritagliate su di un piccolo Paese nel sud della piccola Europa, snobbata anche da Romney e da Obama. Ontologico è il ritmo della Chiesa, la Salvezza universale il suo obiettivo, Todi solo un grano di senape, una piccola città d’arte della Cristianità che fu. E ilConcistoro che si terrà in novembre per la prima volta non vedrà nomine né di cardinali italiani né di cardinali europei: solo porpore globali, Asia Africa Americhe per la Chiesa universale.
Pochi forse percepiscono la grandezza del tentativo ratzingeriano: i più si  attardano in dispute novecentesche su di un Concilio ormai acclarato – ché se Concilio non fosse stato, quanti fra noi dei ‘70s si sarebbero persi definitivamente! -  così come altrove ci si abbarbica a residui ideologismi. Per me il suo sogno nascosto è riuscire a veder crescere quei pochi, operare perché un ricambio di classe dirigente possa avvenire nella Chiesa sul metro sfidante della Fede, non più sull’abilità politica e diplomatica né secondo faglie e schieramenti  che appaiono superati dalle pressanti esigenze dell’ora.

1 commento:

Anonimo ha detto...

pubblicato su Gazebos n.69, 7 nov 2012