Il blog di Michele Perucci

"Su scolte alle torri guardie armate
attente in silenzio vigilate"
(antico inno comunale di Assisi)

giovedì 25 ottobre 2012

Avercene


Qui di seguito la riflessione a caldo di Francesco Iacobini sul "ritiro" di Berlusconi. La mia amicizia con Iaco è nata proprio qui in rete anni fa, con grande naturalezza (mai visto prima!) , sull'onda di un'affinità umana e  culturale  dalle radici profonde. Questo pur nell'evidente differenza dei percorsi politici: lui è un moderato un po' alla Martinazzoli nello stile (non nei passaggi tattici della quotidianità politica) , grande appassionato di questioni ecclesiali, intensamente credente, il meglio della democristianeria d'antan in una persona di quindici anni più giovane. Questo è un piccolo osanna alla capacità di convivenza di stili e opzioni diverse, e ad una bella amicizia donata. 


"Anche se non l'ho demonizzato una sola volta, non ho mai votato Berlusconi e ho sempre considerato il berlusconismo un incidente della storia politica italiana. Lungo quanto si vuole, motivato da ragioni profonde, ma mai riducibile secondo me a una dinamica politica normale e sana. Del resto mi era chiaro che non era normale e sano nemmeno quanto accaduto con Tangentopoli, in alcuni aspetti, e che
 la serie delle stranezze italiane ci avrebbe portati lontani, molto.
Non stare con Berlusconi mi e' costato, anche sul piano delle possibilita' personali che forse, da militante politico appassionato, avrei avuto. Per chi non stava a sinistra, in questi 20 anni, non aderire allo schieramento di Arcore ha significato consegnarsi a un'area marginale e assai ristretta, oltre che precaria e incerta. Qualche volta sono stato tentato di trasformarmi in pidiellino, ma in effetti non c'ho mai pensato davvero seriamente. Un grande amico, forzaitaliota della prima ora, mi ha sempre detto, anche di fronte a qualche piccola proposta che mi arrivò: "Staresti malissimo, non è casa tua". Aveva ragione, e io ne sono stato fuori, non pentendomene mai, nonostante il peso di alcune rinunce.
Oggi Berlusconi stesso chiude un ciclo che era gia' finito, che secondo me lascia piu' saldi negativi che altro, anche nella mentalità di chi sta dall'altra parte, e i cui pochi semi positivi potranno germogliare solo grazie ad alcune energie giovani e pulite che comunque, attorno al berlusconismo, sono riuscite a formarsi (e mi piace qui citare ad esempio il combattivo e generoso Andrea Di Sorte, uno dei "formattatori" del PDL che ha capito presto che è tempo di rifare, più che di formattare).
Io spero che ora si cominci a costruire un vero Partito Popolare, liberale, sì, ma soprattutto democratico, sociale, solidale e costituzionale, con le radici ben piantate nella specifica tradizione italiana e il coraggio di dire cose nuove, anche controcorrente, sulla governance della societa' contemporanea, europea e mondiale. Cose che nemmeno la sinistra sta dicendo, ad esempio sull'effettivita' e la qualita' della democrazia ai tempi dell'economia globale e della rete. Il tutto a servizio della gente comune, senza scimmiottare impossibili partiti Tory, schieramenti "borghesi", ridicoli clerico-moderatismi o incommestibili spiriti del'94. 
L'ora dei popolari veri è questa, diversamente sarà diaspora totale, e la vita politica italiana - che non ha bisogno di partiti cerchiobottisti, ma di grandi forze in grado di governare e competere - si sprecherebbe in ulteriori dissipazioni, e non su un versante solo, perchè in politica tutto, in fondo, si tiene. A Silvio, comunque, l'onore delle armi, nel giorno del congedo."
Francesco Iacobini 

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