Il blog di Michele Perucci

"Su scolte alle torri guardie armate
attente in silenzio vigilate"
(antico inno comunale di Assisi)

mercoledì 17 ottobre 2012

Orfani di Nicola? #primarieroma


Un mio raggionamento sulle #primarieroma, naturalmente su GAZEBOS! 

http://www.gazebos.it/2012/10/17/orfani-di-zingaretti-no-se.aspx


Il Partito Democratico si faccia subito promotore, quale principale partito del centrosinistra romano, di primarie aperte di coalizione, con tempi certi e regole credibili; esca dalla catalessi e dai giochini politicisti e si affidi al cuore e all’intelligenza dei suoi elettori, per selezionare un candidato Sindaco popolare e capace di camminare e costruire al fianco, speriamo, del nuovo Presidente della Regione Lazio.
Grandi e ben legittime erano le aspettative che il popolo dei democratici romani riponeva in Nicola Zingaretti. Bonomia, efficienza, attenzione al sociale e alle solidarietà, unitamente a quel pizzico di orgoglio “di sezione” e alle affidabili capacità politiche: tutte doti che già lo indicavano come sicuro successore di Aledanno sullo scranno più alto in Campidoglio. Da quattro anni Zingaretti “studiava da Sindaco”, applicando buone pratiche nel vasto territorio della Provincia con il supporto di una equilibrata giunta di centrosinistra (senza trattino) e di alcuni capaci registi, tra cui Claudio Cecchini, Assessore alle Politiche Sociali,  già  vicedirettore della Caritas romana ai tempi del grande Don Luigi Di Liegro.
Nel volgere di un solo pomeriggio, una riunione flash del PD regionale – in seguito allo sfascio della giunta Polverini – ha spedito in soffitta quella speranza così a lungo ben coltivata, indicando come destinazione per l’attuale Presidente della Provincia non più il Campidoglio, bensì la sede della Regione in via Cristoforo Colombo (alla Pisana ha invece sede l’ormai  famigerato Consiglio Regionale del Lazio). Sempre che gli elettori siano d’accordo, Zingaretti ha quindi dignitosamente comunicato il suo “Obbedisco!”.
Al di là della disciplina e degli opportunismi di partito, la vicenda ricorda nel suo svolgimento – mutatis mutandis – il diktat fallimentare con cui nel 2008 ci si accordò sulla ri-candidatura di Rutelli: col bel risultato che abbiamo veduto in questi anni. Un vulnus al sentire comune dell’elettorato del centrosinistra, anche stavolta scavalcato da decisioni prese sopra le sue teste e pedagogicamente indirizzato là dove l’apparato desidera: una concezione neo-leninista, diciamo.
“Commissariata” in tal modo la Regione Lazio, ci si ritrova col fianco scoperto proprio sul versante simbolico più importante: il Comune di Roma. Nell’incertezza è già  tutto un pullulare di autocandidature, dalle più banali alle più improbabili, fino agli immancabili candidati a tutto e alle trovate di marketing sul colle del Gianicolo. Ad oggi non è stata formalizzata in alcuna sede democratica la procedura delle primarie per Roma, sola pratica politica che, come sta avvenendo a livello nazionale, ridarebbe fiato e gambe alla politica romana,  e insieme ad un dibattito sulla Capitale che ambisca a sollevarsi dal mediocre livello  offerto in questi anni da Alemanno e dai suoi camerati.
Nel frattempo si è fatto il nome forte e prestigioso di Andrea Riccardi, pensando di sistemare la questione attraverso un concordato con l’area moderata/montiana; ma il capo di Sant’Egidio è troppo preziosa risorsa di governo nazionale, presente e futuribile, perché Oltretevere la si arrischi tra i dissestati quartieri dell’Urbe. Il rischio di un Campidoglio neoguelfo, egemonizzato dalla Comunità di S.Maria in Trastevere con la guida spirituale del cardinabile Mons. Paglia, vescovo di Terni-Narni, sarebbe stato controproducente persino per i sofisticati disegni del card. Ruini, riapparso in tivvù con magico tempismo e in splendida forma.
I tessitori di professione, gli artigiani della politique politiciènne de noantri si son così ritrovati al punto di partenza. Nel fiorire delle autocandidature e dei populismi, nel "silenzio degli innocenti" il centrosinistra romano rischia di non riuscire a cogliere il momentum di grande favore popolare; non a caso il piccolo Sindaco rialza la testa, schernendo il caos del campo d’Agramante e annunciando battaglia: riusciremo anche in questo innominabile capolavoro?

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