Disobbediamo a quelle regole
Alle primarie non avrei dubbi. Sceglierei Renzi, l’unico,
nonostante le opportunistiche reticenze, l’oggettiva inconsapevolezza e i
giovanilistici limiti, a tenere aperta una prospettiva di centrosinistra
alternativo alla destra. Un centrosinistra alternativo alla destra (più esteso
dell’attuale piccolacoalizione/ sezione italiana del Pse) e una non
compiutamente espressa, ma pure esistente, potenzialità di innovazione
programmatica sul piano del governo e della riforma istituzionale del paese.
Sceglierei Renzi, se a questo punto non avessi seri dubbi sull’utilità di
andare a votare. Dubbi che hanno ormai raggiunto una fortissima intensità con
la ufficializzazione delle regole di queste primarie, che impongono agli
elettori una intollerabile gimcana concepita da apparati sospettosi e
inefficienti che assomigliano pericolosamente alla nostra italica burocrazia
che scarica sui cittadini le proprie incapacità e deficienze.
Per quale
diavolo di ragione bisogna andarsi a registrare in un albo degli elettori in un
ufficio non si sa dove, non si sa quando, gestito da non si sa chi, che
risponde a non si sa come a non si sa chi? Per quale diavolo di ragione la
firma di adesione all’appello per l’Italia Bene Comune (scritto in un italiano
da esame di riparazione) non può essere fatta al momento del voto insieme alla
trascrizione dei dati anagrafici individuali, come si è sempre fatto? E per
quale ragione, al secondo turno (se ci sarà), dovrebbero poter votare, salvo
eccezioni e supplementari gimcane, soltanto gli elettori del primo turno,
contro ogni logica sistemica (sindaci, etc.) e contro ogni utile precedente
(vedere le primarie del Ps francese)?
La
risposta a queste domande è fin troppo semplice: perché si vuole restringere il
campo a quelli di famiglia, a quelli che si sentono di sinistra da sempre, che
ci credono, che hanno avuto la tessera del Pci o hanno quella della Cgil, che
si iscrivono alla nostra “comunità” (anche a prezzo di ridurne il perimetro,
come ha riconosciuto Bersani). Sarà che io sono allergico alle comunità, salvo
quella familiare e quella del popolo di dio, ma a me queste regole delle
primarie sembrano una gran “stronzata”. E mi sembra degno di un trailer da Ddr,
il figurante bersaniano che si presenta in tv a dichiarare con una faccia tosta
degna di miglior causa che “no, le regole sono sempre le stesse e l’unica che è
cambiata è quella che ha permesso a Renzi di candidarsi…”. Ma per favore! Se
mente sapendo di mentire è un truffatore. Se invece mente senza saperlo è un
ignorante che dovrebbe studiare prima di parlare.
Queste
regole ci dicono che la partita parte con il trucco, sotto il controllo
completo degli apparati di partito (Pd, Sel e, con tutto il rispetto,
Psi-fogliadifico) che sosterranno “naturalmente” la corsa dei loro segretari di
partito, per il bene del partito… Non può che essere così. Come si fa ad
accettare che la gestione di tutto l’apparato elettorale sia affidato non a
figure imparziali e di assoluta garanzia, ma a due figure schierate e di parte
come Luigi Berlinguer (presidente del Collegio dei garanti delle primarie) e
Nico Stumpo (capoorganizzazione del Pd e membro della segreteria di Bersani)?
Chi ci può assicurare che la ragione di partito (politica) non prevalga sul
rispetto rigoroso delle regole (primato dei cittadini)? Per me queste garanzie
a questo punto non sono affatto certe. E per questo non sono affatto sicuro che
mi recherò a pre-iscrivermi e poi a votare.
Per salvare queste primarie – già
inficiate dalla piccola coalizione che le promuove e dall’incertezza su legge
elettorale e destrutturazione del sistema bipolare – ci vorrebbe un moto di
“disobbedienza civile”, un possente movimento di elettori di centrosinistra che
si rifiutino di fare la gimcana delle pre-iscrizione alla “comunità dei
democratici e dei progressisti” e si presentino invece al seggio, come sempre,
con documento e tessera elettorale. E poi che li/ci cacciassero via…
Mario Barbi
Nessun commento:
Posta un commento